Crollano le iscrizioni negli istituti alberghieri: -47% in 6 anni

WhatsApp
Telegram

Sembrava potesse essere l’inizio di un trend ultradecennale e invece non è stato così: in 6 anni il numero di nuovi iscritti presso gli istituti alberghieri si è dimezzato.

L’anno scolastico con il maggior numero di iscritti alle scuole professionali alberghiere è stato il 2014/2015, con 64.296 nuovi studenti. Al contrario, proprio il 2021/2022 ha invece visto iscriversi solo 34.015 giovanissimi aspiranti operatori del settore, arrivando a totalizzare un -47,1% che preoccupa non poco gli esperti del settore.

Sono dati analizzati dal Rapporto 2022 dell’Osservatorio Ristorazione, spin-off dell’agenzia RistoratoreTop e organizzatore del Forum, realizzato elaborando dati provenienti da diverse fonti, tra le quali gli istituti di ricerca Istat e Censis, le associazioni di categoria Fipe e Federalberghi, Wearesocial, le banche dati di Infocamere e la web app Plateform.

Quali sono i motivi di tale allontanamento da parte dei giovanissimi verso tale ambito scolastico? Secondo l’Osservatorio, si legge su Il Sole 24 Ore, questa fuga di capitale umano dal settore, definita a livello internazionale “The Great Resignation”, è frutto di una complessa concomitanza di cause, riassumibili nella disillusione rispetto al modello di ristorazione “patinato” raccontato dai media e dalla stessa categoria, che raramente corrisponde a realtà, nella tendenza di millennials e Gen Z ad abbandonare il posto fisso per avviare attività in proprio, complice la nascita di nuove professioni in grado di ottenere risultati migliori in meno tempo e nella diffusione ancora capillare di contratti capestro, condizioni lavorative alienanti e ritmi faticosi.

Insomma, sia la conclusione dell’effetto Masterchef che sta conferendo una visione più lucida della realtà ai ragazzi sia ragioni prettamente pratiche della professione starebbero scoraggiando sempre più studenti a scegliere gli istituti alberghieri: “Questo clima di sfiducia e diffidenza – spiega Lorenzo Ferrari, presidente dell’Osservatorio Ristorazione – va combattuto facendo sistema e ripensando il settore per attirare e, soprattutto, trattenere i più giovani, aprendo a figure professionali più consone alle competenze e alle aspirazioni dei nativi digitali e ridisegnando orari e modalità di lavoro. Lo stesso contratto nazionale andrebbe rivisto per stimolare l’appeal del mondo ristorativo“.

WhatsApp
Telegram

Abilitazione all’insegnamento 30 CFU. Corsi Abilitanti online attivi! Università Dante Alighieri