Stop agli smartphone in classe, Crepet: “C’è anche problema di autorevolezza. Un insegnante non si può scegliere con un algoritmo, ma va valutato per bravura e passione”

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Stop ai cellulari in classe. È stata diffusa oggi alle scuole una circolare, firmata dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, contenente le indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e di analoghi dispositivi elettronici nelle classi.

È confermato il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, “trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, a cui è prioritario restituire autorevolezza”, afferma il ministro.

In un’intervista a La Stampa interviene lo psichiatra Paolo Crepet: “La circolare sul divieto dei cellulari in classe è ineccepibile. Tutto ovviamente giusto. Ma va fatto un addendum. Lo stesso deve valere anche per gli insegnanti. Perché se mentre i ragazzi fanno il compito di matematica la professoressa sta al telefono per i fatti suoi, allora non funziona”

E ancora: “Se l’insegnante è bravo, senza cellulari di mezzo conquista più attenzione e allora sarà ancora più bravo. Ma se non lo è, allora precipita. Nella nostra scuola felliniana vengono fuori grandi pregi, ma anche grandi difetti. In Liguria, tanto per fare un esempio, gli insegnanti vengono scelti con un algoritmo. Ecco che per un algoritmo valutare l’autorevolezza è difficile. Il ministro dell’Istruzione è a capo di un molosso burocratico, per andare oltre le dichiarazioni a effetto, bisognerebbe mettere mano al processo di selezione della classe dirigente della scuola italiana. Un insegnante non si può scegliere con un algoritmo, ma va valutato per bravura e passione. Allora si che togliere di mezzo un’arma di distrazione collettiva può funzionare”.

Poi aggiunge: “Bisogna saper distinguere: un conto sono i social network, di cui la ricerca scientifica ha ormai illustrato i danni innumerevoli volte, un altro invece è il web. Che dovrebbe diventare materia di studio. Andrebbero inserite almeno una o due ore a settimana di insegnamento dedicato alla ricerca sul web. Io ti assegno un tema, che ne so, Maria Callas. E tu hai un’ora di tempo per farne un ritratto. Sui motori di ricerca, ma anche su YouTube, che è una miniera. Rispetto alla nostra generazione, che per le ricerche si poteva affidare solo alla Treccani, i nostri ragazzi hanno infinite possibilità in più. Ricerche da fare non sullo smartphone, ma sul pc. In un’aula dedicata. Sarebbe una rivoluzione pure ortopedica: invece di stare gobbi sullo schermino di un telefono o di un tablet, si sta ben seduti davanti a uno schermo”.

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