Muore Alberto Asor Rosa, storico della lettaratura. Quando disse: “Utilizziamo la cultura per unire, ripensiamo i programmi, diamo spazio al Novecento”

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Lo storico della letteratura Alberto Asor Rosa, professore emerito di Letteratura italiana all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, dove ha insegnato dal 1972 e dove ha diretto il Dipartimento di Studi filologici, linguistici e letterari, è morto a Roma all’età di 89 anni. Da una decina di giorni era ricoverato nella clinica Villa Margherita. Negli ultimi due anni l’intellettuale ha sofferto di ripetuti problemi cardiaci e polmonari.

Studioso e critico letterario militante d’ispirazione marxista, in gioventù vicino alle posizioni operaiste del filosofo Mario Tronti, Asor Rosa ha studiato soprattutto i rapporti fra letteratura e ideologie politiche, giungendo a un’idea della critica letteraria sempre permeata di rispetto nei confronti dell’individualità dell’opera.

Ha seguito con continuità la produzione letteraria contemporanea e ha firmato riflessioni sul ‘canone’ dei classici e sulle origini della nostra letteratura.

Ha diretto la grande impresa della “Letteratura italiana Einaudi”, apparsa fra il 1982 e il 2000 in 16 volumi, e poi la “Storia europea della letteratura italiana” (Einaudi, nel 2009, tre volumi), segnando per la prima volta il carattere compiutamente europeo della nostra letteratura.

Asor Rosa ha chiuso il cerchio con la “Breve storia della letteratura italiana” (Einaudi, 2013, due volumi), fornendo al lettore un quadro al tempo stesso sintetico ed esaustivo della nostra fenomenologia letteraria.

Nel 2019, ad un convegno a Roma, disse: “La scuola è la grande depositaria della letteratura. Quando, alla fine dell’Ottocento, è stata creata la scuola unitaria, le è stato assegnato esplicitamente questo compito, al quale noi oggi non possiamo rinunciare. Invece di assecondare scellerate proposte di accorciamento o di diversificazione dei percorsi scolastici, utilizziamo la cultura per unire, non per separare, e ripensiamo finalmente ad una nuova articolazione dei programmi, in cui ampio spazio sia dato alla conoscenza degli autori, della storia, delle vicende culturali del Novecento, cento anni decisivi per far capire ai giovani le questioni più significative della contemporaneità”.

Nel 2020, invece, su La Repubblica, apparve un articolo dal titolo: “Elogio della classe”. Era il periodo del lockdown. Asor Rosa scrisse: “Non vedo come si possa sottacere l’impegno eroico che docenti di ogni ordine e grado hanno compiuto e stanno compiendo per tenere in piedi il sistema formativo italiano con videolezioni, videoconferenze, telefonate individuali. Centinaia di migliaia d’insegnanti lo hanno affrontato con dedizione straordinaria e competenze fuori del comune. Ma le architravi del sistema non possono essere dimenticate nei momenti di difficoltà. Altrimenti le difficoltà prevarrebbero definitivamente sulle architravi del sistema; e questo sarebbe l’effetto peggiore fra quelli da esse prodotti”.

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