A Castelvetrano va in scena la “Resistenza”, un messaggio di legalità. Intervista allo studente Flavio Errante

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Il Liceo di Castelvetrano sorse una prima volta, per pochi anni, nel 1774. Dopo anni di preparativi, risorse nel 1847, grazie soprattutto al canonico Giovanni La Croce, che ne fu anche docente di “Filosofia e matematiche”. Nel 1934 tutto il Liceo (ormai Classico) divenne statale, grazie a Giovanni Gentile (Castelvetrano 1875 – Firenze 1944). Dirigente, oggi, è la Dott.ssa Gaetana Maria Barresi, un preside di primo piano e fortemente impegnato nel campo dell’innovazione metodologica e didattica. A richiamare l’attenzione sul liceo è, inutile fare giri di parole superflue, la speciale capacità che ha l’istituto, che hanno i suoi docenti e il suo dirigente, che hanno, principalmente, i superlativi alunni, di costruire una comunità coesa, capace di resistere alle insidie del tempo che trascorre e di essere lievito culturale per una città speciale come quella di Castelvetrano; luogo che ha dato i natali al neoidealista Giovanni Gentile, discepolo alla Scuola normale superiore di Pisa di D. Jaja (che lo avvicinò al pensiero di B. Spaventa), di A. D’Ancona e di A. Crivellucci; professore nelle università di Palermo (1906-13), Pisa (1914-16), Roma (dal 1917); direttore (1929-43) della Scuola normale superiore di Pisa, di cui promosse l’ampliamento e lo sviluppo; collaboratore con B. Croce per un ventennio nella redazione della Critica e nell’opera di rinnovamento della cultura italiana; fondatore (1920) e direttore del Giornale critico della filosofia italiana; ministro della Pubblica Istruzione (ott. 1922 – luglio 1924); senatore del Regno (dal nov. 1922); socio nazionale dei Lincei (1932); presidente dell’Accademia d’Italia (dal nov. 1943). Gli allievi di questa scuola, riuniti in un attivissimo “Comitato Studentesco Pantaleo” hanno portato in scena, come vuole una tradizione pluridecennale dell’Istituto (con i suoi 60 anni di vita), un’opera teatrale. Opera teatrale che vive della formazione e dell’entusiasmo cresciuto e maturato entro il Liceo Classico Pantaleo.

La commedia di Aristofane

La commedia portato in scena è scritta da Aristofane ed è ambientata durante la guerra del Peloponneso, descritta nei minimi dettagli da Tucidide nella sua opera storiografica, dal titolo: “La Lisistrata – Storia di una donna che fece del desiderio sessuale l’arma più potente”. A raccontarci questa tradizione è Flavio Errante, 18 anni, studente del Liceo classico Pantaleo di Castelvetrano; impegnato, sin da piccolo, nell’Interact (il club giovanile del Rotary Club) nel quale, attualmente, svolge il ruolo di vicepresidente, membro del Gruppo FAI di Castelvetrano e del Comitato Studentesco Pantaleo 2022/23.

La Rivista è stata e sempre sarà un momento di convivialità, di confronto ma soprattutto di crescita. Lei scrive, su di un post, “Questa carica di 101 ragazzi ha saputo dimostrare, a molti che non ci credevano, una grande forza e senso di appartenenza!”. Cosa determina, da decenni, questo impegno degli studenti del Liceo Classico G. Pantaleo di Castelvetrano?

«E’ una tradizione che oramai va avanti da 60 anni. Ogni anno è sempre molto attesa dai maturandi i quali si costituiscono in un comitato studentesco e si preparano a mettere in scena un’opera teatrale a conclusione del loro percorso di studi. Vengono coinvolti gli studenti di tutte le classi dell’istituto ed ogni anno si selezionano i più talentuosi. Chiaramente è impegnativa anche da un punto di vista organizzativo con dispendio di energie fisiche ed economiche. Infatti, la manifestazione si finanzia con il contributo di sponsor e con i contributi degli studenti. Ogni anno è sempre più difficile far quadrare i conti. Certamente la Rivista dei maturandi rappresenta una di quelle tradizioni che oramai appartengono al costume della mia città e sarebbe un peccato perdere questa bellissima tradizione. Per tale ragione abbiamo deciso di portarla in scena nella nostra città. Certamente è un’occasione di convivialità e di goliardia».

Ci può descrivere quest’esperienza che, come appare a tutti, non è per nulla semplice?

«Un’esperienza difficile, soprattutto negli ultimi anni, dove le spese per la realizzazione dello spettacolo sono diventate abbastanza consistenti. Dalla scelta del regista, allo spettacolo da mettere in scena, tutto ciò porta i ragazzi a vivere, per qualche mese, l’ansia del palcoscenico, tipica degli attori pur non essendolo. Ci si misura, meglio ci si scontra con la burocrazia, che rappresenta certamente la fonte di maggiore preoccupazione. Autorizzazioni comunali, comunicazioni al Commissariato di P.S., SIAE etc.».

“La vostra rivista sarà un successo perché sa di una bellezza che non si può spiegare ma solo sentire: la bellezza dell’appartenenza e della resistenza” scrive Fabiana Cusumano. È stato davvero così? E quanto è stato importante il contributo della scuola?

«Certamente, la prof. Cusumano ha rappresentato perfettamente le emozioni e i problemi di quest’esperienza. Quest’anno, purtroppo, a causa di lavori di manutenzione al teatro Selinus, consueta location della Rivista e bomboniera cittadina, abbiamo dovuto riadattare in extremis le scenografie per un palco più piccolo all’interno del cinema Marconi. Altri comitati studenteschi hanno preferito recarsi nei comuni viciniori, ma il nostro senso di appartenenza alla città ci ha spinto a rimanere a Castelvetrano, pur con tanti problemi. Con il senno del poi possiamo oggi affermare che avevamo ragione alla luce del successo riscosso e degli attestati di gradimento che abbiamo ricevuto. La scuola è stata il nostro punto di partenza. Infatti la commedia greca, che abbiamo portato in scena, è stata oggetto di studio prima in classe, grazie ai nostri docenti».

Di cosa parla l’opera che avete portato in scena? Quanti attori e quanti ragazzi e ragazze hanno lavorato per permettere tutto ciò?

«L’opera si intitola “La Lisistrata”. Si tratta di una commedia greca, scritta da Aristofane, nella quale emerge il valore della donna, in particolare della protagonista, donna audace e coraggiosa, che fece del desiderio sessuale un’arma invincibile per porre fine alla guerra del Peloponneso. A questo progetto hanno aderito ben 101 ragazzi! Come l’abbiamo definita in teatro, una carica, una carica di coraggio e di appartenenza per la città. Le confesso, che, poco prima delle prove generali in teatro, temevo per la buona riuscita dato il grande numero di comparse coinvolte. Però, arrivati lì, è nata una scintilla, che ci ha fatto diventare un’unica famiglia!».

Che cosa vi dà il Liceo Classico G. Pantaleo di Castelvetrano che frequenti? Quanto è importante una scuola attenta nella vita di un giovane?

«Direi che la scuola è la palestra di vita di un adolescente. Passiamo più tempo con i nostri insegnanti e con i compagni che con le nostre famiglie. Viviamo e condividiamo con loro i momenti belli e le preoccupazioni della vita. Al di là dell’ ovvia preparazione umanistica, dovuta ad una classe docenti di qualità, devo confessarle che mi sono subito sentito al posto giusto. Infatti, dopo la terza media ero indeciso tra gli studi classici e quelli scientifici. Ho seguito il consiglio dei miei genitori e dopo cinque anni posso affermare senza smentita di avere scelto bene».

La scuola è anche presidio di legalità. Abbiamo assistito alle tante manifestazioni che avete portato avanti e alle trincee alzate per difendere la legalità. Eppure, certa stampa sta dipingendo la Sicilia, la provincia di Trapani come terra omertosa. È così?

«La mia città ha sempre dovuto scontare dei pregiudizi. Sempre sotto i riflettori dei media che pur di far notizia l’hanno sempre umiliata ed offesa. E’ stata sempre dipinta come omertosa ed arretrata. Se ci fa caso le interviste sulla cattura di Messina Denaro riguardano sempre persone anziane non avvezze ai microfoni ed effettuate nelle zone più degradate del paese. Castelvetrano è stata affamata dalla mafia, così come avviene in diverse realtà del meridione d’Italia; tale stato di cose ha probabilmente compromesso in via definitiva il futuro della mia generazione. L’arresto di questi giorni, grazie all’impegno incessante di magistratura e forze dell’ordine, ci rende liberi e ci fa ben sperare».

Ci vuole lasciare un messaggio per i vostri coetanei studenti del resto dell’Italia?

«Mi piace rispondere alla sua domanda con una frase di Seneca che ho fatto mia: “Vita sine proposito vaga est”».

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