Bernini: sarà potenziato l’orientamento ai ragazzi delle scuole superiori. Le sei priorità nell’atto di indirizzo del MUR

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Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato l’Atto di indirizzo per il 2023. I punti chiave: interventi concentrati su PNRR, internazionalizzazione e potenziamento dell’offerta formativa e della ricerca.

Le sei priorità politico-istituzionali:

  • implementazione delle attività di realizzazione dei progetti PNRR;
  • potenziamento dell’offerta formativa;
  • allargamento della comunità di ricerca;
  • Programma nazionale per la ricerca 2021-2027 e Programmi strategici nazionali;
  • internazionalizzazione;
  • consolidamento dell’organizzazione del Ministero e sviluppo delle attività di “Policy communication”.

Rispetto all’offerta formativa – spiega una nota del MUR -, il diritto allo studio dovrà essere reso universale, supportando le fasce più deboli aumentando borse di studio, sussidi e alloggi per gli studenti fuori sede, così come il sostegno specifico agli studenti con disabilità. Queste misure, rese possibili dai fondi stanziati nella legge di bilancio, dovranno diventare un’“infrastruttura” stabile per il Paese. Sarà potenziato l’orientamento ai ragazzi delle scuole secondarie superiori, così da ridurre il tasso di abbandono universitario. Sarà aumentato il numero delle lauree abilitanti e semplificato l’inserimento dei giovani laureati nel mondo del lavoro e delle professioni, con una particolare attenzione al numero programmato per Medicina, al fine di garantire il numero di medici necessario ai bisogni della popolazione di oggi e di domani. In merito ai docenti universitari, proseguirà la riflessione sull’attuale sistema di reclutamento. In programma anche il potenziamento dell’autonomia degli istituti AFAM, in particolare con la riforma degli ordinamenti, lo sviluppo dei dottorati e l’introduzione della figura dei ricercatori, nella prospettiva dell’Abilitazione artistica nazionale.

In merito alla ricerca, occorre aumentare il numero dei giovani con il dottorato. Oggi in Italia l’ha conseguito solo una persona su mille fra 24 e 35 anni: meno della media europea (1,5) e metà della Germania (2,1). Occorre ragionare sulla figura unica del ricercatore a tempo determinato e ridurre la fuga dei cervelli all’estero, attraendo al contrario menti brillanti in Italia. Sono previsti più finanziamenti pubblici e partenariati nazionali e internazionali, con soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo di costruire ecosistemi della ricerca e dell’innovazione.

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