Reclutamento, dall’Europa si attende la risposta per l’assunzione docenti da Gps. Manca però ancora il DPCM per l’abilitazione

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Reclutamento e formazione iniziale docenti. Due tasselli fondamentali che ancora non hanno risposte certe. E se sul primo punto si attende un parere dell’Europa, sull’altro invece si registrano lungaggini politico-burocratiche per arrivare ad una conclusione.

Assunzione docenti Gps: cosa si aspetta

L’obiettivo fissato dalla riforma del reclutamento legata al Pnrr è quello assumere 70 mila insegnanti entro il 2024.

Ma i tempi non ci sarebbero e dunque nelle scorse settimane, in seguito all’interlocuzione avvenuta fra Ministero dell’istruzione e del Merito e sindacati, la strada di un concorso riservato ai precari con 3 anni di servizio resta l’unica via per rispettare gli impegni del Pnrr.

Sono tanti i nodi presenti e le proposte sul tavolo per superarli. Infatti, il termine del 2024 fissato dal Pnrr resta un obiettivo irrealizzabile se si ragionasse come prevede attualmente la legge 79/22.

Per tale motivo, come abbiamo spiegato in un precedente articolo, fonti parlamentari vicine al Ministero dell’istruzione riferiscono che una delle proposte a cui si potrebbe lavorare sarebbe quella di assumere subito circa 20 mila nuovi insegnanti già a settembre 2023.

Si tratterebbe di assumere questi supplenti con 3 anni di servizio a tempo determinato e, dopo un anno e una prova finale da superare, trasformare il contratto in assunzioni a tempo indeterminato.

Se per la platea non ci sarebbero dubbi, la stessa cosa non si può dire per la modalità della prova: questa si comporrebbe di uno scritto su contenuti di tipo psico-pedagogico, una lezione da tenere davanti a una commissione con membri esterni alla scuola dove si presta servizio e un orale sulle materie di disciplina. Un percorso troppo macchinoso e non proprio congeniale secondo le organizzazioni sindacali.

Nel corso dell’anno, pur lavorando, i docenti dovranno acquisire da 30 a 60 crediti universitari come previsto già dal Pnrr (insieme alla laurea) per la formazione iniziale.

Formazione iniziale: che fine ha fatto il Dpcm?

Ed è proprio sulla formazione iniziale che il meccanismo torna ad incepparsi. Nel senso che ad oggi, manca il DPCM che regola i 60 CFU per la formazione iniziale degli insegnati, dunque un tassello importantissimo del reclutamento.

Dpcm che avrebbe dovuto essere pronto e pubblicato entro il 31 luglio 2022 ma che ancora ad oggi non esiste.

Condividiamo la finalità di definire i contenuti del Dpcm in tempi brevi, auspicabilmente entro il mese di dicembre, permettendo così di confermare l’obiettivo temporale di avere la finestra di accreditamento nella prossima primavera, e quindi l’erogazione dei percorsi formativi nell’anno accademico 2023/2024″, diceva la Ministra dell’Università Anna Maria Bernini a fine anno 2022. Nonostante fosse stato disatteso (ancora) il termine di pubblicazione del Dpcm, la ministra ha però fissato quanto meno una tempistica stimata.

Peraltro resta da capire l’aspetto forse più controverso e che in realtà desta maggiore attenzione, ovvero il nodo della selezione iniziale per accedere al percorso.

Si tratterà di un corso a numero chiuso? Come sarà garantito l’accesso? Informazioni che al momento non si conoscono ma che potrebbero in qualche modo fare la differenza.

Secondo Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega, in precedenza vi erano “pressioni affinché il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sui percorsi formativi abilitanti all’insegnamento conservi le caratteristiche del vecchio Tfa: numero chiuso (mascherato) e tirocinio pure per chi insegna da una vita. Ma se passa tale approccio, di fatto pesantemente vessatorio nei confronti dei docenti con esperienza e in lista d’attesa anche da nove anni, rischiamo una selezione qualitativa al contrario: cioè che i migliori optino per settori lavorativi più accoglienti rispetto alla scuola”.

Il numero di aspiranti da abilitare deve essere sufficiente a garantire la selettività delle procedure concorsuali e allo stesso tempo non deve essere superiore al fabbisogno ossia tale che il sistema di istruzione non possa assorbirli. Conseguentemente, riporta la legge, il Ministero dell’istruzione e del merito stima e comunica al MUR il fabbisogno di docenti per il sistema nazionale di istruzione (compresi le scuole paritarie e i percorsi di istruzione e formazione professionale delle regioni nonché le scuole italiane all’estero), nel triennio successivo, per tipologia di posto e classe di concorso.

Il numero di aspiranti da abilitare, pertanto, è legato al fabbisogno. La domanda è: come si coniuga questo limite con la necessità di abilitare quanti più docenti possibile per offrire una didattica di qualità?

Peraltro non si attiva un percorso di abilitazione dal 2014 e quindi la richiesta potrebbe essere veramente enorme.

Il DPCM formazione iniziale

Il DPCM dovrebbe definire

  • i contenuti e la strutturazione dell’offerta formativa corrispondente a 60 CFU/CFA, di cui almeno 10 di area pedagogica, comprendente attività di tirocinio diretto e indiretto non inferiore a 20 CFU/CFA. Per ogni CFU/CFA di tirocinio, l’impegno in presenza nelle classi non può essere inferiore a 12 ore. I
  • il numero di crediti universitari o accademici riservati alla formazione inclusiva delle persone con disabilità
  • la percentuale di presenza alle attività formative necessarie per l’accesso alla prova finale
  • le modalità di svolgimento della prova finale del percorso universitario e accademico, comprendente la prova scritta e orale.

Nell’ambito dei 60 CFU sarà comunque riconosciuta la validità dei 24 CFU/CFA già conseguiti quale requisito di accesso al concorso secondo il previgente ordinamento.

Il decreto stabilirà poi i criteri per il riconoscimento degli eventuali altri crediti maturati nel corso degli studi universitari o accademici, purché strettamente coerenti con gli obiettivi formativi.

Il costo di partecipazione al corso è interamente attribuito ai corsisti ma vi sarà un prezzo “calmierato” ossia la proposta di un tetto massimo che le Università potranno proporre.

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