Stop a Tik Tok per i dipendenti pubblici (compresi docenti e Ata), Zangrillo: “In settimana decideremo”

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Il governo italiano sta considerando l’opzione di impedire l’uso dell’applicazione TikTok sui dispositivi di tutti i dipendenti statali, preoccupato per la questione della sicurezza nazionale.

Il Ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha spiegato che il Copasir sta già occupandosi di questo tema, ma dato il grande numero di dipendenti statali, il suo Ministero è fortemente coinvolto.

L’esecutivo potrebbe agire seguendo l’esempio della Commissione europea, la quale ha imposto la disinstallazione dell’app a tutti i suoi dipendenti. Zangrillo ha dichiarato che si potrebbe anche prendere una decisione diversa, ma che tale scelta non può essere presa unilateralmente, ma deve essere concordata con le altre istituzioni:  “L’argomento è arrivato all’ordine del giorno da poco. Già la prossima settimana dovremo confrontarci e cercare di arrivare a una sintesi. Prenderemo una decisione in fretta. Ora  dobbiamo comprendere bene quale è effettivamente la profondità dei rischi legati alla sicurezza nazionale”. 

La decisione potrebbe essere presa rapidamente e la profondità dei rischi legati alla sicurezza nazionale deve essere compresa con precisione.

Anche il Ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini ha espresso il suo pensiero sulla questione tramite Twitter, dicendosi contrario a qualsiasi forma di censura, anche se favorevole al controllo e alla vigilanza, ma contrario alla censura.

La deputata di Forza Italia e vicepresidente del Ppe al Consiglio d’Europa, Deborah Bergamini, ha sollevato il tema della sicurezza informatica in merito all’applicazione cinese TikTok, ritenendo che se l’app costituisce un rischio per i dipendenti pubblici, allora c’è un rischio per tutti.  A tal proposito, la parlamentare ha presentato un’interrogazione parlamentare il mese scorso e auspica di ricevere una risposta esaustiva da parte del Governo.

Inoltre, considerando le decisioni prese dagli Stati Uniti e dall’Europa riguardo TikTok, Bergamini ritiene sia giunto il momento che il governo italiano avvii una seria riflessione sulla questione, non per censurare l’app, ma per garantire ai cittadini italiani la massima sicurezza delle loro informazioni. Infatti, la sicurezza dei dati e delle informazioni che viaggiano sui dispositivi rappresenta la principale sfida in termini di sicurezza dei nostri tempi, e pertanto è fondamentale fare chiarezza in merito a tale aspetto nell’interesse nazionale e di tutti i lavoratori del settore social.

Tik Tok: “I dati degli utenti italiani e europei non vengono conservati in Cina”

Il responsabile relazioni istituzionali Sud Europa di TikTok, Giacomo Lev Mannheimer, ha risposto alle preoccupazioni del Ministro Zangrillo, sostenendo che i dati degli utenti italiani e europei non vengono conservati in Cina, ma negli Stati Uniti, Singapore e, in futuro, nell’Unione Europea, e che il governo cinese non ha mai richiesto l’accesso ai dati degli utenti di Tik Tok. Mannheimer ha inoltre sottolineato che la strategia di data governance di TikTok si basa su un approccio volto a limitare il flusso di dati al di fuori dell’Europa, nel rispetto dei rigidi protocolli di sicurezza previsti dal GDPR.

Da diverso tempo, Tik Tok, l’app sviluppata da ByteDance, è al centro delle preoccupazioni delle istituzioni italiane. Lo scorso dicembre, il Comitato per la Sicurezza della Repubblica aveva avviato un’indagine conoscitiva su TikTok, a seguito delle dichiarazioni del direttore dell’FBI, Chris Wray, secondo il quale l’app sarebbe uno strumento nelle mani del governo cinese, in grado di indirizzare i contenuti social e influenzare gli utenti.

Poco più di un mese fa, il sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti di Fratelli d’Italia, ha incontrato i rappresentanti della sezione italiana di ByteDance, insieme al Garante per la protezione dei dati personali, per avere maggiori informazioni sulla trasmissione dei dati degli utenti verso Paesi terzi, soprattutto la Cina, e sulla capacità dell’app di verificare l’età degli iscritti, spesso molto giovani.

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