37,15% liceali trascorre ore su TikTok fino a tarda notte. “Strumenti creati per incollare allo schermo”

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Verrebbe da dire “umani vittime delle invenzioni degli stessi umani”. E a farne le spese sono le future generazioni, in realtà anche gli adulti, come riferisce la sociologa Macrì. A gestire i social oggi ci sono intelligenze artificiali, algoritmi che “crescono”, imparano, si perfezionano con il solo scopo di piantare l’utente allo schermo. E a sentire le cronache e gli studi ci riescono pure bene. Complimenti agli ideatori di tutto ciò, il genio umano al servizio dell’umanità.

Così, secondo un sondaggio condotto su 436 liceali di Firenze, il 37,15% degli studenti trascorre spesso ore su TikTok fino a tarda notte senza accorgersi del trascorrere del tempo. A questi si aggiunge un 31,19% di studenti e studentesse che hanno addirittura dichiarato che ciò capita “sempre”.  Secondo il sondaggio al 18,80% degli intervistato è capitato “raramente” e solo al 12,84% degli studenti e delle studentesse non è capitato mai. Lo fa sapere, in una nota, ReteSviluppo, centro di ricerca su digitale e media education.

La sociologa Ester Macrì, presidente di ReteSviluppo, un centro di ricerca su digitale e media education, afferma che TikTok è costruito per tenerci incollati per ore e questo può accadere anche agli adulti. C’è da dire, in realtà, che il meccanismo perverso non riguarda soltanto TikTok, ma tutti i social.

Ciò che deve allarmare è che ciò incide sulla salute delle persone, mentre si discute sulla opportunità o meno di aggiungere etichette che avvertono dei pericoli alla salute nelle bottiglie di vino, in Europa, le etichette e le avvertenze di rischio dovrebbero essere inserite anche all’interno di app e siti gestiti da intelligenze artificiali. L’uso eccessivo dello smartphone, non è ormai una informazione di nicchia, può avere effetti negativi sulla salute degli studenti, tra cui disturbi del sonno, stress, ansia, depressione e problemi di apprendimento.

Non sono rari i casi estremi di isolamento sociale, mentre la dipendenza è ormai un fenomeno di massa. Deve pensarci la scuola, informando ed educando, qualcuno potrebbe chiosare. Come difendersi da uno tsunami usando un ombrello, sebbene porne una riflessione può comunque aiutare a portare alla consapevolezza del fenomeno gli studenti, soprattutto quelli più grandi, oltre ai genitori.

L’intervento vero non può che avvenire che tra le mura domestiche, a partire dall’infanzia, collocando questi strumenti nel loro giusto alveolo: strumenti di comunicazione al servizio dell’uomo e non l’uomo al loro servizio.

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