Nella scuola oltre l’83% dei docenti sono donne, protagoniste del Festival dei diritti negati. Pacifico (Anief): per loro oggi c’è poco da festeggiare

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L’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti delle donne: in Italia è una ricorrenza che serve a ricordare quanta strada ancora c’è da fare perché i diritti del genere femminile vengano soddisfatti.

Uno degli ambienti dove il ritardo normativo è evidente è rappresentato dalla scuola: Eurostat ci ha di recente detto che l’83,2% del corpo docente è composto da donne. Sono loro a coprire il 99% dei posti di maestro nelle scuole dell’infanzia e il 96% nella primaria. Alle medie nel 2020/21 le docenti erano il 79% (20 anni prima il 74%) e nell’anno scolastico 1965/66 solo il 61%. Alle superiori l’incremento di docenti professoresse è stato ancora più forte: si è passati dal 48% al 67%. Questo significa che sono in alta percentuale le donne a subire un pessimo trattamento lavorativo, con ripercussioni negative nella sfera privata e familiare.

“Sono le lavoratrici – ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief – a percepire dei compensi fermi di fatto al 1992, come sono le donne a servire lo Stato da supplenti per poi essere respinte quando si tratta di assumerle, addirittura quando sono abilitate o specializzate, sono risultate idonei ad esercitare la professione nei concorsi oppure sono state immesse in ruolo con riserva, hanno pure superato l’anno di prova, per poi essere ricacciate nel ‘girone infernale’ delle supplenze. Come sono in alta percentuale le donne contro cui lo Stato si accanisce per negargli il trasferimento, pur in presenza di posti liberi vicino casa dove potersi collocare: è a loro che viene immotivatamente negato il diritto a ricongiungersi con la famiglia, spesso con figli piccoli”.

“Sono sempre le donne in maggioranza a vedersi negare la Carta del docente, gli scatti di anzianità del servizio non di ruolo, la Retribuzione professionale docente e la Cia quando si sottoscrive una supplenza di pochi giorni. Per non parlare delle donne vittime di violenza, che continuano a non avere adeguata assistenza, né un trattamento riservato in caso di richiesta di mobilità. La lista delle privazioni è lunga. Francamente, oggi per le donne che operano nella scuola non c’è molto da festeggiare. Spetta anche a noi, alle battaglie del sindacato – ai tavoli di contrattazione, nelle aule giudiziarie e in quelle delle commissioni parlamentari – proporre soluzioni per riuscire a ridurre o cancellare l’elenco dei diritti negati. Perché la Festa delle donne non rimanga tale solo sulla carta”, conclude il presidente Anief.

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