Argomenti Didattica

Tutti gli argomenti

“I miei alunni si distraggono!” Ma cos’è l’attenzione e cosa la stimola. INTERVISTA a Franca Stablum

WhatsApp
Telegram

Un aspetto importante nei soggetti in apprendimento è l’attenzione, ma come funziona e quali sono i meccanismi nei quali è coinvolta? Ne abbiamo parlato con la Professoressa Franca Stablum, psicologa e docente universitario presso il Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova.

Professoressa Stablum, quando parliamo di attenzione sarebbe il caso di declinare il termine al plurale, ci dice quanti tipi di attenzione esistono?

Questa domanda evidenzia un punto centrale: l’attenzione non esprime un concetto unitario ma piuttosto riguarda una varietà di fenomeni psicologici anche molto diversi fra loro. Il termine “attenzione” viene utilizzato, anche nel nostro linguaggio quotidiano, per descrivere esperienze e situazioni di vario genere. È cruciale distinguere fra i diversi processi attentivi che utilizziamo per conoscere e per svolgere le diverse attività della nostra vita quotidiana. La ricerca ha dimostrato che questi diversi tipi di attenzione possono essere anche molto specifici, che si sviluppano nel tempo e che la loro efficienza dipende anche dal tipo di esperienze che facciamo quotidianamente. Quindi con quanti tipi di attenzione abbiamo a che fare? Sarebbe utile considerare almeno l’attenzione selettiva, l’attenzione sostenuta, la vigilanza e le funzioni esecutive. Come accennato in precedenza, anche se sono tutti processi attentivi hanno delle funzioni differenti: l’attenzione selettiva ci permette di selezionare le informazioni rilevanti per raggiungere i nostri obiettivi; l’attenzione sostenuta è la capacità di mantenere l’attenzione nel tempo e richiede capacità di selezione e di controllo; la vigilanza è la capacità di monitorare, nel tempo, eventi con bassa frequenza di accadimento; mentre le funzioni esecutive ci permettono di selezionare e di decidere quando e come realizzare i nostri scopi, inoltre monitorano e coordinano le diverse componenti d’elaborazione e permettono il controllo volontario e strategico del nostro comportamento.

Quali sono i compiti dell’attenzione selettiva e quali meccanismi sono alla base della selezione dell’informazione?

L’attenzione selettiva è motivata dalla necessità di manifestare comportamenti coerenti con i nostri scopi, ma anche flessibili e sensibili ai cambiamenti ambientali. La necessità di eseguire azioni coerenti impone di operare una selezione. L’attenzione selettiva si riferisce ai meccanismi che ci consentono di fornire una risposta corretta, basata su informazioni rilevanti, piuttosto che una risposta errata che si fonda su informazioni non rilevanti, rispetto al compito, ai nostri obiettivi e al contesto in cui ci troviamo. La selezione tra fonti in competizione è essenziale per la coerenza necessaria alla preparazione o pianificazione di azioni. In che modo riusciamo ad ottenere una selezione efficiente? L’attenzione selettiva probabilmente opera sia sull’informazione rilevante che su quella non rilevante. La sua funzione è sia di facilitare l’elaborazione dell’informazione a cui si presta attenzione, sia di inibire l’elaborazione dell’informazione non rilevante. La capacità di prestare attenzione selettiva sembra quindi dipendere dall’interazione di almeno due componenti: il primo è un meccanismo di attivazione che opera, prima della selezione, sia sull’informazione rilevante che non rilevante e attraverso questo meccanismo si può raggiungere una codifica semantica degli stimoli, sia rilevanti che non; il secondo è un meccanismo di “inibizione attiva della risposta” per l’informazione non rilevante che permette di evitare la produzione di risposte non pertinenti rispetto ai nostri scopi e obiettivi. È questo doppio meccanismo che sembra assicurare l’efficienza della selezione. L’elaborazione dell’informazione rilevante e non rilevante sottende un’importante distinzione funzionale. Le informazioni a cui si presta attenzione sono elaborate per essere utilizzate, divenire consapevoli e guidare la scelta delle nostre risposte. Gli stimoli a cui non si presta attenzione sono elaborati in modo automatico, spesso non consapevoli, né utilizzabili per il ricordo. La differente elaborazione dell’informazione rilevante e non rilevante è funzionale ad un adeguato adattamento ambientale. Solo mantenendo separate queste due diverse informazioni è possibile manifestare un comportamento coerente. Ma perché elaboriamo anche le informazioni non rilevanti? Soprattutto per rilevare eventi ambientali potenzialmente interessanti, anche se non previsti o ricercati. Se fossimo in grado di elaborare in modo esclusivo solo le informazioni rilevanti per i nostri scopi del momento potremmo non accorgerci che è scoppiato un incendio, che è finita l’ora di lezione oppure che camminando potremmo cadere in un tombino!

Parliamo ora di attenzione sostenuta e vigilanza, ci spiega cosa sono e come funzionano?

L’esperienza e la ricerca indicano che è relativamente facile focalizzare l’attenzione, per breve tempo, ad eventi salienti e prevedibili. Molto più difficile è prestare attenzione, per lunghi periodi, ad eventi poco frequenti e imprevedibili. In queste situazioni la nostra attenzione è fragile e la nostra prestazione peggiora con il passare del tempo. L’attenzione sostenuta e la vigilanza rendono conto della variabilità nel tempo delle nostre prestazioni attentive e riguardano l’abilità di raggiungere e sostenere uno stato di allerta. L’attenzione sostenuta è la capacità di mantenere l’attenzione su eventi critici per un considerevole periodo; presuppone capacità di selezione e di controllo e quindi riflette le operazioni di queste componenti nel tempo. La vigilanza corrisponde alla capacità di monitorare, nel tempo, eventi con bassa frequenza d’accadimento. Abbiamo difficoltà a sostenere la nostra attenzione soprattutto in compiti complessi e poco salienti, così come anche in compiti troppo semplici, poco interessanti e monotoni. All’inizio si ottiene, in genere, una prestazione veloce ed un buon livello di accuratezza, mentre si evidenzia un declino nella prestazione con il passare del tempo.

Il nostro sistema cognitivo sembra specificatamente orientato verso fonti d’informazione nuove, che non sono state ancora elaborate. I decrementi nella attenzione sostenuta e nella vigilanza possono quindi essere dovuti ad occasionali spostamenti dell’attenzione, che sono molto probabili, soprattutto quando si devono monitorare eventi con bassa probabilità e si ha un basso livello di attivazione. La prestazione nei compiti di attenzione sostenuta e di vigilanza è influenzata sia dal livello di arousal che dalle aspettative e dalle richieste del compito.

È possibile effettuare delle attività di allenamento per migliorare i processi attentivi e quali sono i rischi di un’attenzione frammentata ad esempio dalle notifiche degli smartphone?

I processi attentivi possono e devono essere allenati. Le nostre capacità attentive si sviluppano anche sulla base delle esperienze che facciamo. Cruciale sarebbe un maggiore investimento nello sviluppo di queste capacità. L’idea che si tratti di capacità “innate” e poco modificabili è stata ormai superata. Numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato che i nostri processi attentivi possono essere potenziati e migliorati. Nella società contemporanea le informazioni disponibili sono sempre più numerose e quindi la capacità di selezionare le informazioni, ad esempio, sta assumendo un ruolo sempre più importante. Allo stesso tempo viviamo in un ambiente che, troppo frequentemente, cerca di catturare la nostra attenzione e che quindi esercita soprattutto la nostra attenzione automatica e non la componente di selezione volontaria. Le notifiche degli smartphone sono proprio un esempio di come ci stiamo esercitando quotidianamente a sviluppare un’attenzione “breve”, non legata ai nostri scopi ma principalmente condizionata da segnali esterni che catturano in modo automatico la nostra attenzione. Considerata la mole di informazioni nuove e sempre più accessibili che abbiamo a disposizione dovrebbe essere cruciale allenare, invece, la nostra capacità di selezionare l’informazione rilevante da quella non rilevante o non utile per i nostri obiettivi. Strategico sarebbe quindi fornire esperienze per esercitare una capacità di selezione volontaria capace di scegliere gli elementi su cui concentrarsi e capace di mantenere la propria concentrazione per tutto il tempo necessario a raggiungere i nostri obiettivi sia a breve che a lungo termine.

WhatsApp
Telegram

Abilitazione all’insegnamento 30 CFU. Corsi Abilitanti online attivi! Università Dante Alighieri