I docenti cambiano scuola spesso? Diamogli un’indennità di trasferta. Lo ha proposto oggi all’Aran il sindacato Anief

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“La continuità didattica dei lavoratori della scuola fuori sede si mantiene non imponendo vincoli alla loro mobilità, ma introducendo una specifica indennità di trasferta”: a sostenerlo è stato oggi il presidente Anief Marcello Pacifico durante un incontro all’Aran sul rinnovo del contratto 2019/2021.

A margine dell’incontro, Pacifico ha spiegato ai microfoni dell’agenzia Teleborsa i motivi della richiesta: “Il tema della mobilità è molto sentito fra gli insegnanti – ha detto il sindacalista autonomo – perché abbiamo quest’anno quasi 150 mila, tra insegnanti ed amministrativi che presenteranno la domanda. E questo perché purtroppo nella scuola c’è un alto tasso di precarietà, c’è un alto tasso di immissioni in ruolo che avviene in zone diverse dal proprio domicilio”.

“Allora, noi per primi, come sindacato, vogliamo la continuità didattica, ma questa si ottiene con una indennità di sede, un’indennità di trasferta per chi lavora lontano dal proprio domicilio, e non un’indennità di continuità didattica per chi non si sposta per 5 anni – ha affermato il sindacalista -: il principio da attuare è quello di ‘ristorare’ i lavoratori e quindi anche invogliarli a lavorare in zone diverse della propria residenza, non certo punirli per aver servito lo Stato per tanti anni, prima come precari e poi da immessi il ruolo, rinunciando alla propria famiglia. Riteniamo, pertanto, che le deroghe alla mobilità siano giuste perché bisogna consentire il ricongiungimento, il diritto alla famiglia e quindi bisogna ripensare anche il sistema dei trasferimenti”, ha concluso Pacifico.

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