Il 25 aprile, la storia per la libertà, la liberazione e il messaggio di Giorgio Rulfi

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I costi della guerra mondiale, la seconda per intenderci, sono stati al di là del calcolo e della comprensione, elevatissimi; basti ricordare che i morti sono stati circa 40 milioni di civili e 20 milioni di soldati. Furono, quelli che ricordiamo oggi, anni di indicibili atrocità, di fede perduta e di umanità perduta. Allo stesso tempo, quegli anni avevano visto anche un coraggio straordinario. Quello dei soldati, delle loro famiglie, di bambini e vecchi, ma anche di tantissimi partigiani che hanno costruito, anche, la storia del nostro Paese. Il 25 aprile, l’Italia, come poi fece il resto del mondo, aveva prevalso sulla tirannia e anche l’idealismo ha avuto il suo trionfo. Idealismo e trionfo che si deve a uomini, numerosissimi e generosi verso questo Paese, come Giorgio Rulfi che in “Dalle Marittime agli Urali. Un alpino nella bufera”, narra la sua storia, l’amore per l’Italia, quell’indicibile la cui semplice narrazione ci fa precipitare nel dolore più profondo. Giorgio Rulfi, nato nel 1921, appartenente al Battaglione Sciatori “Monte Cervino”, piemontese, aveva 22 anni quando il 19 gennaio del 1943 fu catturato e divenne prigioniero dei Russi. Lui, sopravvissuto nel lager 29/3 sito nell’Uzbekistan, è l’esempio più tangibile che gli italiani tutti, devono ricordare quanti come lui hanno permesso che questo 25 di aprile sia la celebrazione più vera e forte con la quale ricordare “i sacrifici” dei tanti che ci permettono, oggi, di essere ciò che siamo. I sacrifici di uomini come Giorgio Rulfi. Narra: “Questa è la storia della mia vita, purtroppo fatta di stenti, miserie e sofferenze”.

Le mostruose conseguenze della violenza, dell’intolleranza razziale e religiosa e il messaggio di Giorgio Rulfi

Il 25 aprile, ricordando gli eventi di quella crudele Guerra, dobbiamo comprendere le mostruose conseguenze della violenza, dell’intolleranza razziale e religiosa hanno determinato, anche nel nostro Paese, nelle nostre famiglie, in quelle dei nostri nonni, tante sofferenze. E dobbiamo impegnarci a farlo. Lo dobbiamo fare proprio per quelle mamme che attendevano, quel 4 dicembre del 1945 (data nella quale Giorgio Rulfi rientra, dopo numerosi stenti, a Mondovì), numerose, i propri figli e, come narra il soldato-scrittore “eravamo rimasti in due, io Giorgio Rulfi di Fabrosa Soprana e Marco Duberti del comune di Viola: purtroppo ad attenderci non abbiamo trovato la banda musicale, ma molte mamme che speravano di trovare i propri figli, che non sono più tornate”.

Dobbiamo respingere i tentativi motivati di riscrivere la storia

Dobbiamo respingere i tentativi motivati di riscrivere la storia, di rivedere le conclusioni e le decisioni del Tribunale di Norimberga. Il dovere della comunità internazionale sia nei confronti dei soldati-liberatori e dei partigiani che delle generazioni future era ed è quello di proteggere la verità sulla guerra e il significato della vittoria, nonché di opporsi risolutamente a coloro che profanavano la gloria degli eroi che avevano sconfitto il fascismo.

A questa responsabilità non abdicheremo mai

In un cupo discorso, il rappresentante della Germania all’ONU, solo qualche anno fa, ha riconosciuto che lo scoppio della Seconda guerra mondiale è rimasto legato al nome del suo Paese, che ha portato “sofferenze indicibili” ai suoi vicini e, di conseguenza, anche ai suoi stessi cittadini. “Oggi sono davanti a voi per riaffermare che il mio Paese ha accettato la propria responsabilità per i crimini commessi dalla Germania nazista. A questa responsabilità non abdicheremo mai”, ha dichiarato. Proseguendo, ha affermato che la responsabilità morale della Germania per l’Olocausto, “questo spregevole crimine contro l’umanità”, ha comportato un obbligo particolare per il suo Paese nei confronti dello Stato di Israele e il nostro rapporto “sarà sempre speciale”. La Germania, considerando l’enorme prezzo che i loro popoli hanno pagato durante la guerra, ha deciso e ha confermato, con intelligenza e lungimiranza di non abdicare mai alla responsabilità chi vuole cambiare la storia, rivisitarla dall’alto della forza dei numeri commette un errore storico e civico imperdonabile.

La storia dei tanti Giorgio Rulfi, la guerra e la Liberazione

Scrive Giorgio Rulfi, che per decenni era stato silenzioso e aveva taciuto, “La mia storia finisce qui, ma sebbene qualcuno abbia il coraggio di dire che posso chiamarmi fortunato, non auguro a nessuno di dover passare quello che ho passato io nella mia vita”. Ecco, facciamo suo il suo messaggio, troviamo la forza di pacificarci, anche a livello nazionale, e di lanciare, oggi 25 di aprile 2023, un messaggio di pace, di fratellanza, di solidarietà. Diciamo no secco ad ogni tentativo di riscrivere la storia e, principalmente, di diventare ostaggi di nuove recrudescenze belliche. A scuola, nella società, nelle nostre famiglie deve essere forte e deciso il no secco alla guerra.

Etty Hillesum: “Qualcun altro continuerà da dove la mia vita è stata interrotta”

Etty Hillesum, una scrittrice ebrea olandese che è stata assassinata ad Auschwitz nel 1943 ha scritto: “Qualcun altro continuerà da dove la mia vita è stata interrotta. Ed è per questo che devo cercare di vivere una vita buona e fedele fino al mio ultimo respiro. In questo modo chi verrà dopo di me non dovrà ricominciare tutto da capo”. Quelle parole sono state un potente richiamo al cammino da intraprendere affinché il sacrificio di chi ha combattuto, come Giorgio Rulfi, e di chi è morto non sia mai vano. Quelle parole erano un promemoria per onorare la loro eredità proteggendo un mondo per cui hanno combattuto; e un promemoria per resistere a tiranni, despoti e tutti coloro che cercavano di soffocare lo spirito umano. “Quelle parole ci ricordano di agire immediatamente e con tutte le nostre forze, affinché non sia troppo tardi, come accadde per decine di milioni di persone in quella terribile guerra”, ha affermato.

Le soluzioni devono essere globali

Allo stesso tempo, la giornata di oggi è anche l’occasione per ricordare che siamo di fronte a una nuova generazione di sfide che richiedono soluzioni globali. È necessario schierarsi insieme contro la guerra, l’aggressione, la malattia, il terrorismo, la negazione dell’Olocausto, l’intolleranza, il fanatismo, la povertà e la disperazione. Tutte le nazioni dovrebbero lavorare insieme per creare un mondo che veda tutte le persone come veramente uguali. La Seconda guerra mondiale ha insegnato che gli sforzi devono essere compiuti per risolvere i conflitti e le divergenze con mezzi pacifici. È evidente che i meccanismi nazionali, regionali e subregionali devono essere rafforzati se la comunità internazionale vuole affrontare adeguatamente — e scongiurare — le sfide moderne. Solo agendo insieme e con volontà politica possiamo garantire la pace e un futuro migliore per le generazioni future. Solo lavorando con energia positiva nelle scuole possiamo formare uomini e cittadini capace di vivere la pace.

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