La scuola finisce a giugno e ricomincia il 15 settembre, un venerdì. Genitori in Emilia-Romagna infuriati: “Ennesimo schiaffo, sono troppi tre mesi di vacanza, non sappiamo come fare”

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Il 26 aprile, mentre a Bologna tutti si preparavano per la grande corsa ai centri estivi per colmare il vuoto lasciato dalla scuola per 15 settimane, la Rete dei comitati genitori inviava una lettera al presidente Stefano Bonaccini e alla sua assessora alla Scuola Paola Salomoni.

La lettera esprimeva la difficoltà delle famiglie nel gestire il calendario scolastico, che prevede tre mesi di vacanza estiva, dal 6 giugno al 15 settembre.

Il problema principale sottolineato dai genitori riguarda la conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro, resa ancor più difficile quando le giornate di apertura e chiusura delle scuole cadono in giorni infrasettimanali. La situazione è aggravata dal fatto che i centri estivi non organizzano attività per settimane spezzate, il che rende ancora più difficile per le famiglie gestire il lungo periodo di vacanza.

I genitori hanno chiesto di valutare la possibilità di modificare il calendario scolastico, aprendo la scuola di lunedì e chiudendo di sabato, e garantendo comunque l’apertura entro e non oltre il 15 settembre e la chiusura non prima del 6 giugno. Tuttavia, la mattina successiva, la Regione ha risposto negativamente alla richiesta, decidendo di mantenere l’apertura della scuola di venerdì e la chiusura di giovedì.

L’ennesimo “no” alle richieste dei genitori è stato definito come “l’ennesimo schiaffo” da Cinnica, libera consulta per una città amica dell’infanzia. Secondo l’associazione, è necessario trovare il coraggio e la determinazione politica per modificare il calendario scolastico in modo da renderlo compatibile con le esigenze delle famiglie del nuovo millennio.

La Rete dei comitati genitori sottolinea che tre mesi di vacanza sono lunghi e i costi per le famiglie restano difficili da sostenere per molti. La richiesta rivolta alla Regione Emilia-Romagna è quella di farsi portavoce di questa battaglia, sfruttando le sue risorse, la visione e la tenacia per promuovere un cambiamento a livello nazionale. Inoltre, la Rete chiede alla Regione di sollecitare e sensibilizzare il governo sulla problematica, al fine di valutare possibili soluzioni.

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