Studente giù dalla finestra, la preside: “Nessuno si era accorto del suo disagio”. La psicologa: “Segnalate sempre”

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Sotto choc l’istituto scolastico dove ieri, 27 aprile, è precipitato uno studente di 15 anni dalla finestra, davanti ai compagni e a 2 docenti. Si tratterebbe di un gesto volontario.

Il dirigente scolastico, informato del fatto, si legge su Il Tirreno, ha allertato il 118 (alle 9,45 è stata inviata anche l’eliambulanza) e il commissariato di polizia di Rosignano Solvay. Al momento non si conoscono le motivazioni del gesto compiuto dal giovane.

Alle 10 mi hanno chiamato per dirmi che uno studente si era buttato di sotto dalla finestra – spiega il dirigente scolastico – sono andata sul posto, ho chiamato il 118 e il commissariato di polizia di Solvay. Ho visto che il bambino era vivo mentre veniva soccorso. Purtroppo dalla dinamica sembrerebbe una gesto volontario. Siamo tutti sotto choc: la classe, i professori, nessuno si aspettava una cosa del genere”.

La dirigente aggiunge: “Lo studente si è alzato dal banco, ha detto una frase “Ora mi dimetto. ..” e poi è caduto”.

La preside precisa  che “il profitto non c’entra in questa vicenda il ragazzino non ha problemi con la docente che stava facendo lezione e nemmeno con altri, ha un profitto accettabile. Nessuno, prima di questa mattina (ieri per chi legge, ndr) si è accorto del suo disagio, in una situazione apparentemente tranquilla. È difficile decodificare, di solito chi sente un disagio lo nasconde. Speriamo che possa rimettersi al più presto, siamo a disposizione della famiglia, faremo tutto il possibile per seguire i ragazzi e le docenti che hanno assistito al fatto e per gli altri studenti”.

Sulla vicenda il giornale Il Tirreno coinvolge anche la psicologa Daniela Conti, psicologa e psicoterapeuta che da anni collabora con scuole e insegnanti. “I ragazzi e le ragazze in questa fase stanno male. Ma di disagio si parla quando ci sono comportamenti che sono frutto di una sofferenza estrema, che i ragazzi non riescono a gestire“.

Devono essere intercettati da qualcuno – spiega ancora – Penso all’autolesionismo, che vediamo sempre di più e sempre più tra ragazzi e ragazze anche di prima e seconda media. Sono tagli fatti in punti strategici per non farli vedere ai genitori, ma insegnanti e compagni di scuola li notano e a noi consulenti arrivano le segnalazioni. Perché alla fine hanno bisogno di farli vedere, lo scopo è proprio cercare qualcuno che riconosca i segnali che mandano. E quando il disagio tocca punte come la volontà di morte significa che c’è solitudine, vuol dire non essere stati in grado di vedere qualcuno pronto ad aiutarti”.

Gli adulti devono essere pronti a cogliere ma soprattutto ad accogliere, senza aver paura di questo malessere. Succede spesso che i genitori non autorizzino il colloquio individuale con lo psicologo, come se un malessere emotivo fosse meno importante di un malessere fisico. Voglio dire, se ti rompi una gamba vai dall’ortopedico no? E io credo che sia la paura a frenare. Lo psicologo però non giudica, aiuta. E chiedere aiuto è fondamentale“, aggiunge.

Studente precipita da finestra di istituto scolastico: le sue condizioni sono gravi

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