Studiare al quinto anno delle superiori solo materie a scelta? Alla proposta del Prof Zippel risponde uno studente

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Alessandro Zaccheo, studente universitario iscritto al corso di Laurea in Storia alla Sapienza di Roma, risponde alle proposte di modifica del quinto anno superiore e dell’Esame di Stato avanzate da Nicola Zippel asserendo che un impianto elettivo dell’ultimo anno di liceo potrebbe privare gli studenti di strumenti e occasioni utili a compiere una scelta veramente matura.

Il problema dell’articolo è che si basa sull’idea di una naturale predisposizione dello studente verso determinate materie, fattore che lo induce a preferirle alle altre. Certo, vi sono argomenti che interessano di più rispetto ad altri, ma guardando bene, ciò che spesso porta alla scelta di una disciplina non è tanto l’inclinazione naturale dello studente, ma il modo in cui essa viene spiegata. In sostanza: la ‘colpa’ è del docente. Certo, spesso il professore si impegna ma è costretto a fallire perché l’istituzione nel suo complesso non lo aiuta. In questi casi la colpa è della scuola (come istituzione) stessa, che va ripensata dalla base. Procederò per punti:

1)Se il problema nasce dal nuovo modello di esame di maturità, non vedo perché non tornare al vecchio modello piuttosto che modificare il quinto anno di liceo.

2)  La considerazione ha due problemi di fondo: si presuppone che le materie verso cui ci si sente più portati o interessati al liceo vengano approfondite dallo studente nel percorso universitario. Se da una parte questo ragionamento ha senso, da un’altra pone nuovi problemi: a) su che base valutare il reale talento intellettuale dello studente? I voti potrebbero essere un metodo, ma non rispecchierebbero la realtà nel caso in cui il professore fosse di manica larga. Oppure lo studente potrebbe essere interessato a una materia, ma il professore è particolarmente rigido con i voti. Oppure lo studente, nonostante sia interessato alla materia, continua a non capirci niente. b) Supponiamo che il professore spieghi la sua materia in modo molto superficiale ma sia in grado di generare interesse in tutti gli studenti (che di quella materia non sanno ancora nulla, giustamente); essi poi, giunti all’università, si ritrovano la stessa materia, ma senza avere gli strumenti adatti per poterla apprezzare a un livello più approfondito o per poterla seguire come l’università pretende. Che fare in questo caso?

3) Mettiamo che, arrivati al quinto anno, molti studenti preferiscano dedicarsi alla chimica piuttosto che alla storia. Di fatto non studiano il periodo 1900-2000 (se tutto va bene), che risulta fondamentale se si vuole capire un minimo il presente (ed evitare di votare gente con busti di Mussolini in casa), nonché le altre materie (sapere i fatti storici che portano a un determinato movimento artistico o letterario e studiare arte e letteratura senza, o con pochi, riferimenti alla storia sono due esperienze totalmente diverse). Per evitare queste conseguenze si dovrebbero rendere storia o educazione civica obbligatorie. Ma allora perché loro due sì e altre materie no?

4) Se vado bene in tutte le materie senza problemi e fatica, è ho già un’idea chiara di cosa fare all’università, perché dovrei privarmi di un sapere ulteriore?

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