Tagli alle scuole, le Regioni contro il Ministero: “Decreto che non tiene conto delle realtà locali, rischio commissariamento”

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L’assessore all’Istruzione della Regione Sardegna, Andrea Biancareddu, ha lanciato una sfida aperta al governo durante un incontro in videoconferenza con il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara e i suoi colleghi delle altre regioni. La causa dell’accesa discussione è il decreto sul dimensionamento scolastico.

Biancareddu ha espresso il suo disappunto, definendo il provvedimento “una legge di stampo fortemente centralista”, in cui la regione è chiamata ad applicare “dati meramente algebrici” senza alcuna considerazione per le peculiarità e le esigenze locali. L’assessore ha dichiarato: “Dovranno commissariarmi” se il decreto sarà approvato così come è.

Biancareddu sostiene che il decreto sia basato esclusivamente su dati numerici algebrici, ignorando aspetti cruciali come la morfologia della Sardegna, le difficoltà di collegamento, il tasso di dispersione scolastica e i risultati delle prove Invalsi. L’assessore ha inoltre sottolineato che, se il decreto dovesse passare, si troverebbe in una posizione tale da non poter applicare le norme previste.

L’esponente della giunta Solinas ha evidenziato che in Sardegna ci sono “autonomie con 23-25 Comuni che arriverebbero a 40: per visitarli tutti, il dirigente scolastico incaricato dovrebbe fare il Tour de France”. Questo sarebbe incompatibile con l’applicazione del decreto, ritenuto inadeguato per la regione.

L’auspicio di Biancareddu è un “ripensamento operoso” del decreto, auspicando una soluzione più equa e sensibile alle specificità del territorio sardo. L’assessore ha esortato il governo a considerare la posizione unica della Sardegna come isola, così come le sue specificità culturali e linguistiche, nel tentativo di tutelare il diritto allo studio dei ragazzi sardi.

Ora la Commissione Istruzione, Università e Ricerca, insieme alla Conferenza delle Regioni e alla Conferenza Unificata, è chiamata a valutare lo schema di decreto che definisce i criteri per la determinazione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi per il triennio 2024-2027.

La posizione della Regione Toscana

La Regione Toscana, rappresentata dall’assessora all’Istruzione Alessandra Nardini, ha confermato la sua forte contrarietà alla proposta del Governo riguardo al dimensionamento scolastico.

La Regione ha annunciato di voler ricorrere davanti alla Corte Costituzionale contro le nuove disposizioni di riorganizzazione della rete scolastica contenute nell’ultima legge di bilancio. Questa decisione è motivata dalla convinzione che tali norme ledano le competenze regionali in materia di istruzione e autonomia scolastica, così come i principi di leale collaborazione e sussidiarietà.

Le norme contestate individuano i parametri correttivi per determinare e ripartire i contingenti dei dirigenti scolastici, prevedendo una riduzione degli organici da parte dello Stato in modo unilaterale. Ciò comporterà la fusione di numerosi istituti senza la possibilità di intervento da parte della Regione. Inoltre, viene stabilito che lo Stato potrà esercitare il potere sostitutivo nella distribuzione degli organici tra le Regioni nel caso in cui non si raggiunga un accordo entro il 31 maggio all’interno della Conferenza Unificata.

Dimensionamento scolastico: cosa si prevede con la manovra 2023

La riforma del dimensionamento scolastico che è stata approvata con l’ultima legge di bilancio 2023, propone dunque interventi secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Sono previsti tagli calcolati di sedi e organici che avranno effetto principalmente a partire dal 2024/2025.

In particolare è previsto un decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previo accordo in sede di Conferenza unificata, per la determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni, sia da adottare entro il 31 maggio (anziché il 30 giugno) dell’anno solare precedente all’anno scolastico di riferimento.

Purtroppo il decreto non fa che confermare le gravi conseguenze che la norma introdotta dalla legge di bilancio produrrà in termini di accorpamenti e tagli in numerosi aree del nostro Paese, intervenendo pesantemente sulle autonomie scolastiche presenti”.

Così Irene Manzi, responsabile scuola del Pd, che commenta la questione dimensionamento scolastico.

Non è un caso che quattro Regioni italiane abbiamo impugnato la norma della legge di bilancio davanti alla Corte Costituzionale per lesione delle competenze regionali in materia di istruzione e autonomia scolastica, denunciando i gravi rischi che le norme introdotte rischiano di produrre sul sistema di istruzione -soprattutto- nei territori più fragili“, aggiunge la dem.

Le norme in questione, infatti, individuano i parametri correttivi per determinare e ripartire i contingenti dei dirigenti scolastici, prevedendo una riduzione degli organici, costringendo ad accorpare numerosi istituti, senza una reale condivisione con le regioni. È un rischio molto grave- che penalizzerà regioni del Mezzogiorno ed aree interne del Paese- che abbiamo denunciato sin dall’approvazione della misura nella legge di bilancio“, prosegue.

Sin dalla conversione della legge di bilancio ed anche ora nel decreto Pubblica Amministrazione abbiamo presentato proposte alternative per ridurre l’effetto di questa misura che penalizza la scuola, prevedendo criteri differenti e correttivi. La scuola ha bisogno di forti investimenti e non certo di tagli indiscriminati che, oltretutto, mettono a rischio le aree del Paese più in difficoltà. Ci auguriamo che il ministero ascolti le obiezioni provenienti anche da regioni guidate dall’attuale maggioranza ed apra ad un dialogo reale ed effettivo su questi temi . Noi continueremo a lavorare in Parlamento per ridurre gli effetti devastanti di questa misura ingiusta e non necessaria”, conclude Manzi.

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