Docente tutor e orientatore, avanza la protesta: “Ridotti al ruolo di coach, così è svilente”
Diverse scuole italiane stanno esprimendo resistenza alla figura del tutor per l’orientamento, figura proposta dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
A causa di una risposta limitata, la scadenza per la presentazione della domanda volontaria dei docenti per l’accesso al corso di formazione Indire di 20 ore è stata posticipata dal 2 maggio al 31 maggio.
Così come segnala La Repubblica, pare essere Padova emerge come il fulcro della contestazione, con cinque istituti scolastici che formalmente mettono in discussione l’introduzione di questa figura. Queste scuole si sono esposte attraverso mozioni firmate dal Collegio docenti o dichiarazioni collettive: “Non ci presentiamo né per il ruolo di tutor né per quello di orientatore”.
La contestazione non riguarda solo l’introduzione della figura del tutor, ma anche la ridefinizione del ruolo dell’insegnante, che da “una persona che dovrebbe lasciare un segno nel giovane”, è ridotto a “coach, valorizzatore, consigliere delle famiglie”. Il corso online di 20 ore è visto come “offensivo” per chi ha trascorso anni a costruire un profilo professionale e il corrispettivo netto per le 30 ore future di orientamento “è pari a 7,34 euro l’ora”.
Un altro istituto superiore ha sollecitato il ritiro delle candidature al ruolo di tutor, affermando che ciò rappresenta una negazione “della libertà di insegnamento” e di “un’idea classista della scuola” promossa dal ministero e dal ministro. Altri istituti a Padova si sono espressi contro il decreto.
Una docente afferma: “Noi crediamo nella necessità dell’orientamento, ma la proposta del ministero non tiene conto di questa attività e ci propone un nuovo ruolo svilente”. Un insegnante che ha votato contro aggiunge: “Il tutor non è previsto nel contratto di lavoro e quindi i presidi non potranno imporlo”.
