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Le linee eziologiche e la teoria prassico motoria (TPM) nel metodo Crispiani: in allegato i “Descrittori dei sotto-tipi della dislessia” e la “Mappa semiotica della dislessia-disprassia i sintomi secondari”

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Abbiamo disquisito, nel precedente articolo, col supporto dell’ITARD, del “metodo Crispiani” elaborato dal prof. Piero Crispiani (Professore Onorario Università di Macerata e Professore Straordinario Link Campus University di Roma). L’articolo odierno, che comunque non completa il quadro teorico e neppure quello metodologico (ulteriori interventi fisseranno tratti significati del metodo) si sofferma sulle linee eziologiche e sulla teoria prassico motoria (TPM) del metodo Crispiani.

Le interpretazioni del fenomeno dislessico

In maniera maggiore nel secolo scorso, si sono sommate parecchie definizioni (e tentativi, talvolta non ben riusciti, di chiarimenti) del fenomeno dislessico al continuo incremento di studi di settore. “Alle prime teorie intuitive, espresse a carico dell’insufficienza didattica o di scolarizzazione sono seguite tesi sul deficit percettivo (visivo o uditivo), concezione per altro mai veramente superata come mostra l’insistente indicazione di leggere caratteri grandi. Sono seguite molte concezioni di tipo motorio e neuro motorio” ha commentato Piero Crispiani che lega il suo nome sia all’ITARD che all’UNIPED, l’Unione italiana dei Pedagogisti. liLCentro Studi Itard, ricordiamo, nato come associazione culturale e di ricerca pedagogica nel 2004, è Ente formatore riconosciuto dal M.I.U.R., con Decreto dell’agosto 2010, e membro della British Dislexya Association dal 2014. Opera su tutto il territorio nazionale ma anche europeo (Inghilterra, Polonia, Romania) attraverso i suoi componenti e collabora con le scuole di ogni ordine e grado, con altre associazioni professionali, con le Università, con l’UNIPED (Unione Italiana Pedagogisti) e con il C.I.I.D. (Centro Italiano e Internazionale Dislessia).

Ricordiamo le due fasi delle interpretazioni

  • In una prima fase, quelle di Orton (1937), Ombredane (1937), kagen (1943), Hallgreen (1950), Roudinesco e Prelat (1950), Stambak (1951), Launay (1952), Sheperd (1956), Jadoulle (1962), Loperfido e Savarino (1964), Rey (1965), Kocher (1965), Borel-Maisonny (1966), e. Granjion, Harrison, Clements, Strother, Money, Mucchielli e Bourcier (1968), Cacciaguerra (1969), ecc. Altre, riferite ad una condizione di disarmonia generale esecutiva (de Ajuriaguerra (1953, 1963, 1964), Mucchielli e Bourcier (1968), Leddomade (1979).
  • In una seconda fase, ancora sul piano neuro-psico-motorio, la dislessia è stata assunta da: Vayer (1971), Bonistalli (1973), Zazzo (1975), Le Boulch (1975, 1984), Delacato (1977), Bergés (1981), Soraci e Trandafilo (1983), Bucciarelli e Geitliger (1986) Geschwind e Galaburda (1987), Proietti (1987), Bassou (1988), Rourke (1989), ecc.

Le teorie che riconducono la dislessia

Per il professore Piero Crispiani – come si legge nel documento elaborato dall’eccellente Centro ITARD lungo egemoni sono state teorie che riconducono la dislessia nell’ambito dei disturbi del linguaggio, per lo più proveniente dalla letteratura anglofona e distinguibile in almeno due opzioni.

Dislessia come conseguenza di un pregresso disturbo del linguaggio

Dislessia come conseguenza di un pregresso disturbo del linguaggio: Harris (1976, 78…), Coltheart (1978, 80…) Tallal (1980), Bradley e Bryant (1983), Stanovich (2000), Ramus et al. (2003), Snowling (2001).

Dislessia come disturbo della relazione suono-segno

Dislessia come disturbo della relazione suono-segno (grafema-fono quando si legge e fono-grafema quando si scrive), indicato come deficit della codificazione o ricodificazione fonologica (Temple e Marshal (1983), Lovett (1992), Carrol, Masterson, Bishop, Sartori, Cazzaniga, Stella, Tressoldi, Savelli, ecc.).

La posizione “linguistica”

Diversamente riconducibili alla posizione “linguistica”, sono concezioni orientate al disturbo della processazione visiva ed uditiva, ovvero del lavoro di organizzazione/ordinamento, specie se in condizioni di rapidità, ad opera di: Ombredane (1937), Pavlidis (1985), Livingstone et al. (1991), Tallal (1991), Best e Demb (1999), Miller, Lovegrowe, Geiger e Lettvin (1987) Stein, Galaburda, Humphreys, Casco (1993), Slaghuis et al. (1993), Merzenich (1996), ecc.

Il paradigma multicomponenziale

Senso della multifattorialità sono le posizioni di Bakker e negli autori che si rifanno al paradigma multicomponenziale di Karmiloff-Smith come Benso, Claravezza, Caria, Chiorri, Gallese. Su un disturbo della memoria di lavoro (procedurale, sequenziale, d’ordine), si concentrano Man, Liuberman, Hitc, mc Hauley, Mattis (1978). ecc., o dell’orientamento attentivo in Plaza, Cohen.

Le teorie inerenti il disturbo delle funzioni visuo-motorie o la processazione visiva ed uditiva e la “teoria cerebellare”

Sono presenti teorie inerenti il disturbo delle funzioni visuo-motorie o la processazione visiva ed uditiva che recuperano l’importanza del movimento percettivo più che della discriminazione percettiva. “Di crescente rilievo – ha affermato il prof. Piero Crispiani – è la “teoria cerebellare” di Fawcett, Nicolson e Dean (1990, 1996), Snowling e Stackhouse che individua la causa della dislessia nella disfunzione del cervelletto e la conseguente inefficacia dei processi procedurali, sequenziali, con effetti in disturbi delle capacità motorie (motor skills) automatiche e nella trasmissione alle zone motorie della corteccia, compresa l’area di Broca. Tale condizione disturba il linguaggio in quanto coinvolge il tempo e la fluency, quindi gli automatismi e la processazione di informazioni veloci, da cui le connessioni con il leggere e lo scrivere e con la dislessia. I disturbi cerebellari sono all’origine di disfunzioni apparentemente eterogenee correlate a discrepanza tra le azioni ed il tempo di loro esecuzione. Ancora in ambito delle dinamiche neuro-corticali le analisi di Parisi, Moscovitch e Umiltà, Stein e Walsh, Steinman e Garzia, Facoetti e Turatto (2000)”.

Disturbo neurofisiologico e della programmazione ed integrazione delle informazioni sensoriali

A. Chiarenza e collaboratori affermano una concezione di disturbo neurofisiologico e della programmazione ed integrazione delle informazioni sensoriali, con coinvolgimento del cervelletto e delle funzioni motorie e con attenzione ai tempi di reazione e di autoregolazione del comportamento. Con riferimento all’ambito neuromotorio si affermano recenti, ma ancorate alla tradizione, teorie che segnalano la natura motoria e coordinativa del disturbo dislessico, riconducibili ai lavori di: Boltansky (1997), Basse (1999), Simonetta (2002, 2004), Crispiani (2006 ss), Massenz (2009), ecc.

La teoria prassico motoria (TPM)

“Nello stesso contesto si pone – si legge nel documento che accompagna, in maniera esplicativa il “Metodo Crispiani” che vive e si consolida grazie all0incassante impegno dei terapisti ITARD, ormai famosi in Italia e in Europa – la nostra Teoria Prassico Motoria che riconosce nella dislessia un Disturbo delle prassie con particolare riferimento alle sequenze ed alla fluidità delle funzioni esecutive e con interessamento dell’organizzazione spazio-temporale e della dominanza laterale”. “La percezione visiva ed uditiva – ha affermato Piero Crispiani – è disfunzionale nel senso organizzativo, della processazione sequenziale degli stimoli, non come disturbo di discriminazione, conosce difficoltà nell’organizzare la percezione in condizioni di rapidità, di ritmi alternati o di sequenze sovrapposte o prolungate di stimoli visivi o uditivi, si tratta pertanto di un disordine qualitativo”.

I disordini esecutivi a carico della lettura, scrittura e delle abilità matematiche

I disordini esecutivi a carico della lettura, scrittura e delle abilità matematiche non sono di natura fonologica (della relazione segno-suono, semantica, simbolica), ma inerenti il procedere sequenziale da sinistra a destra, l’automatismo e la fluidità dell’azione, l’organizzazione nello spazio e nel tempo, i ritmi e la relazione parte-tutto e tutto-parte. La lentezza dell’azione, sia dell’incipit che dell’esecutività, alternata a volte a tendenza alla precipitazione, facilmente riscontrabile in tutto l’agire della persona, dal motorio al mentale, comparata con la dislateralità e le disprassie generali, riconduce alla sede essenzialmente neurocorticale del disturbo, a carico dei circuiti corticali ed in particolare dello scambio inter-emisferico, su cui insistono sia il cervelletto (funzioni cerebellari di proiezione sequenziale alle zone motorie) che la dominanza laterale, ovvero entrambi, generando effetti di rallentamento o di randomizzazione.

La lettura e la scrittura costituiscono funzioni esecutive, considerazione complessa e multi-fattoriale o multi-componenziale

La lettura e la scrittura costituiscono funzioni esecutive, considerazione complessa e multi-fattoriale o multi-componenziale, non riducibile ad un “semplice” processo simbolico (associazione suono-segno, fonologia, metafonologia, il cui disturbo è, per altro, grave e raro!), funzioni dinamiche motorie e cognitive autoregolate e con processi di retroazione e di anticipazione. Nelle normali condizioni, la letto-scrittura non è un processo frammentato né cumulativo di elementi (grafemi, foni, altri simboli), ma può diventarlo in presenza di ostacoli, come nel caso del disordine procedurale, sequenziale, spazio-temporale o del lavoro sinistra-destra. La letto-scrittura costituisce un processo solidale di motricità, percezione e movimento, lungo dinamiche fisiologiche e di coesistenza che normalmente regolano le funzioni umane superiori (H. Maturana). (D. Altieri, F. Biancardi, G. Caforio, E. Cappelli, P. Crispiani, G. Ciaccioni, C. De Angelis, M. P. Dellabiancia, I. Di Pierro, A. Fiorillo, S. Gentili, A. Grifoni, E. Lampis, L. Laurini, D. Lodi, R. Maggi, M. L. Mandolesi, G. Palermo, E. Palmieri, S. Pellegrini, C. Santini, G. Santoni, D. Sasanelli, M. Spezzi, M. C. Valle, B. Vendola, F. Zannoni).

Le concezioni e pratiche abilitative della dislessia sul piano motorio, coordinativo, ritmico

Molti ricercatori e clinici di altri Paesi conducono concezioni e pratiche abilitative della dislessia sul piano motorio, coordinativo, ritmico, ecc., ad es. la prof.ssa Marta Bogdanowicz , Uniwersytet Gdański, il dott. Jan Ober a Poznań, molte esperienze in Francia e in Spagna, il prof. J. Frank e H. N. Levinson che associano la dislessia ad un “disturbo dismetrico e disprassico”. Molti Centri clinici fanno propria una concezione della dislessia in termini motori e disprassici, come gli inglesi Treating Dyspraxia in Children – David Mulhall Centre (www.davidmulhall.co.uk/the-treatments/dyspraxia-children) ed il Nuffield Centre referral guidelines – NDP3 (www.ndp3.org/dyspraxia-referral-guidelines.html). Alcune opzioni paiono oggi di maggiore interesse: il disturbo/disordine degli scambi interemisferici, la lentezza o randomizzazione dei circuiti cerebrali, la familiarità/geneticità, il disturbo a carico delle “funzioni esecutive”, la “multicomponenzialità” del disturbo, ecc. che ci rendono l’immagine di un disturbo complesso ed esecutivo, proprio di processi cinetici.

Gli allegati

In allegato le linee eziologiche e la teoria prassico motoria (TPM) nel metodo Crispiani: in allegato i “Descrittori dei sotto-tipi della dislessia” e la “Mappa semiotica della dislessia-disprassia i sintomi secondari”.

Metodo Crispiani Descrittori dei sotto-tipi dislessia

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