PNRR Scuola, è rischio caos organizzativo. Presidi dubbiosi sul rispetto delle scadenze

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La situazione che affrontano le scuole italiane oggi è di sicuro preoccupante. Come segnala La Repubblica, in prossimità del 30 giugno, che è vista come la scadenza per l’assegnazione di “forniture e servizi” finanziati dal Piano nazionale di resilienza e ripresa (Pnrr), molte scuole sembrano rischiare di cadere in un caos organizzativo.

Cristina Costarelli, dirigente scolastica del Liceo Newton di Roma, afferma senza mezzi termini che il termine non può essere rispettato. L’ANP di cui lei stessa è presidente per il Lazio, ha chiesto lo spostamento della data al 30 settembre. L’Andis, addirittura, al 30 ottobre.

La causa di questa agitazione è l’ingente somma di denaro – ben 2,1 miliardi di euro – che è destinata al settore dell’istruzione dal Pnrr. Questo finanziamento, di cui 1,7 miliardi destinati alla creazione di ambienti innovativi, dovrebbe teoricamente permettere alle scuole italiane di modernizzare i propri ambienti di apprendimento e attrezzature, inclusi laboratori tecnologici.

Tuttavia, Roberta Fanfarillo, sindacalista della Flc Cgil, ci ricorda che il mercato attuale non può fornire le attrezzature necessarie per l’innovazione digitale richiesta. Anche se è stato approvato un testo per la semplificazione e l’accelerazione dei lavori nelle scuole il 16 febbraio, il tempo stringe e molte questioni sono ancora in sospeso.

Alessandro Artini, dirigente scolastico in quiescenza e presidente di Anp Toscana, sottolinea la difficoltà di rispettare i tempi, date le carenze organizzative estive e la mancanza di docenti. Le segreterie scolastiche, afferma, non sono adeguatamente preparate né per la programmazione né per l’esecuzione dei progetti.

Artini critica anche la scelta di investimenti: “I progetti, talvolta dedicati alle biblioteche di scuola, sono risibili. Potevamo puntare sulle macchine per il ricambio dell’aria e sull’informatica, ma ci siamo dimenticati sia della pandemia che della Dad”.

La necessità di modernizzazione è evidente, ma la capacità di rispondere adeguatamente a queste esigenze sembra essere ancora in discussione.

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