Risarcimenti danni, altri 135 mila euro recuperati dai legali Anief per più di 100 docenti e Ata

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Altri 135 mila euro recuperati dai legali Anief in soli cinque giorni: sono i risarcimenti assicurati ad oltre cento docenti e Ata della scuola italiana, dopo che svariati Tribunali hanno accertato il danno economico esercitato nei loro confronti.

Le sentenze, portate avanti anche in modalità collettiva, riguardano diverse questioni: la negazione della Carta del docente ai supplenti annuali, con il recupero totale anche di 3.500 euro da parte dell’insegnante precario o ex supplente (questa settimana è accaduto anche a Milano); la mancata presenza nello stipendio di tutti coloro che stipulano un contratto di breve durata della Retribuzione professionale docente; la mancata monetizzazione delle ferie non godute, con gli avvocati che hanno chiesto e ottenuto il recupero dell’indennità sostitutiva per le ferie mai usufruite; infine, risarcimenti danni per motivazioni svariate ma che spesso si riconducono alla discriminazione che l’amministrazione esercita riguardo i periodi di precariato, privati di scatti stipendiali automatici e con riduzione della portata anche nei conteggi che vanno a determinare le fasce di stipendio a seguito della ricostruzione di carriera. Risarcimenti del danno importanti si sono realizzati questa settimana in tre casi a Torino, dove il giudice del lavoro ha assegnato ai docenti cifre che vanno da 5mila a 6.300 euro più interessi.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, sostiene che “tanti insegnanti, amministrativi, collaboratori scolastici e lavoratori Ata, precari e di ruolo, vivono nel dubbio se ricorrere o meno per far valere i loro diritti. Crediamo che la risposta migliore è quella dei numeri che il nostro sindacato porta a casa ogni settimana. Farebbero bene, quindi, ad avvicinarsi alle sedi Anief territoriali e verificare con i nostri consulenti se vi sono i presupposti per presentare ricorso, non soccombere a certe ingiustizie e, soprattutto, a recuperare i soldi che un’amministrazione più corretta gli avrebbe dovuto assegnare spontaneamente”.

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