18 studenti su 23 hanno consegnato un tema di compito realizzato da ChatGPT. Un docente: “Difficile arginare il fenomeno con le esercitazioni a casa, in classe sequestriamo il cellulare”

WhatsApp
Telegram

L’Intelligenza Artificiale irrompe prepotentemente nelle nostre vite, offrendo inedite possibilità ma anche insospettate sfide. Un caso emblematico giunge da una classe terza di una scuola media, dove 18 studenti su 23 hanno utilizzato l’IA per creare il tema assegnato per il weekend.

Il “trucchetto” ha funzionato: i compiti impeccabili, privi di errori e con un buon costrutto semantico, hanno insospettito il docente. Ma quando interrogati sul contenuto, gli studenti non sono stati in grado neanche di leggere e capire il testo.

Fretta di risparmiare tempo e fatica ha spinto i ragazzi a non rileggere nemmeno il risultato generato dall’IA, perdendo l’occasione di apprendere e sviluppare capacità critiche. A Cremona Sera, Cristiano Villaschi, docente di Lettere e Storia, sottolinea la diffusione del problema: “Sulle versioni di latino e italiano, compiti a casa senza controllo diretto, accade spesso. I ragazzi in classe non possono usare l’IA, ma su internet si trovano traduzioni e testi già pronti.”

Come riconoscere l’inganno?Se il lavoro cambia stile improvvisamente o se lo studente non capisce il contenuto durante l’interrogazione, è un campanello d’allarme”, spiega Villaschi. “Sequestrare i cellulari durante le verifiche e privilegiare compiti in classe sono alcune contromisure.”

L’intelligenza artificiale è una realtà su cui confrontarsi

Un campanello d’allarme per docenti e genitori. La vicenda solleva diverse questioni: come arginare questo fenomeno? Come educare i ragazzi all’uso consapevole dell’IA? Come sfruttare questa tecnologia a favore dell’apprendimento? L’IA è una realtà con cui confrontarsi. La sfida per docenti e genitori è educare i ragazzi a un uso responsabile di questa tecnologia, che non deve sostituire l’apprendimento e lo sviluppo di competenze critiche e di pensiero autonomo.

Ma la vicenda apre a riflessioni più profonde. L’IA non deve diventare un sostituto del cervello. Delegare all’IA la produzione di compiti priva gli studenti di occasioni di apprendimento, sviluppo del pensiero critico e autonomia. Se l’obiettivo è la mera riproduzione di informazioni, l’IA surclassa l’uomo. Ma la scuola deve formare cittadini in grado di pensare, analizzare, risolvere problemi e comunicare. La sfida è ripensare la didattica, integrando l’IA come strumento per potenziare l’apprendimento, non per sostituirlo. I docenti devono diventare guide nel labirinto dell’informazione, insegnando a discernere, analizzare e costruire il sapere. Ultimo, ma non meno importante: l’accesso all’IA non è omogeneo. Non tutti gli studenti possono permettersi strumenti e tecnologie. La scuola rischia di alimentare disparità e discriminazioni.

WhatsApp
Telegram

Abilitazione all’insegnamento 30 CFU. Corsi Abilitanti online attivi! Università Dante Alighieri