Percorsi abilitanti, la protesta dei docenti: “Corsi a pagamento e tirocini non retribuiti. Costi insostenibili”

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La riforma della formazione iniziale degli insegnanti, entrata in vigore a giugno 2022, è partita con il piede sbagliato. La denuncia arriva dalla Sinistra Universitaria che, con la campagna “Contro una scuola di classe”, contesta i costi elevati, i tempi lunghi e i tirocini non retribuiti del nuovo percorso abilitante.

Costi proibitivi e discriminazioni: il percorso di 60 crediti formativi universitari (Cfu) per l’abilitazione all’insegnamento costa dai 2000 ai 2500 euro, una cifra inaccessibile per molti studenti. La mancanza di progressività nel contributo e di forme di sostegno, come borse di studio o agevolazioni ISEE, rischia di creare una scuola di classe, escludendo chi non può permettersi di pagare.

Un iter farraginoso: ad aggravare la situazione, l’incertezza e la disorganizzazione. Le linee guida per i corsi di 60 Cfu non sono ancora pronte e mancano indicazioni sul numero di posti disponibili. Per ora, solo i docenti già abilitati possono acquisire 30 Cfu per una seconda abilitazione, con bandi pubblicati principalmente dalle università telematiche.

Sogni infranti e futuro incerto: le speranze di tanti aspiranti insegnanti si scontrano con una realtà dura e frustrante. Il tirocinio obbligatorio non retribuito e l’allungamento dei tempi per entrare nel mondo del lavoro completano un quadro desolante.

La Sinistra Universitaria denuncia lo sfruttamento degli aspiranti insegnanti e la mancanza di tutele. La campagna “Contro una scuola di classe” chiede una riforma più equa e accessibile, che non discrimini in base al censo e valorizzi la passione e le competenze di chi vuole dedicarsi all’insegnamento.

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