Dispersione scolastica: l’Italia al quinto posto in Europa, un problema ancora lontano dalla soluzione

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Nonostante un significativo miglioramento negli ultimi vent’anni, l’Italia continua a lottare contro la dispersione scolastica, con tassi di abbandono che la collocano tra i fanalini di coda dell’Unione Europea.

I dati Eurostat del 2022 mostrano che l’11,5% dei giovani tra gli 11 e i 24 anni lascia prematuramente il sistema educativo, un dato quasi due punti percentuali sopra la media europea del 9,6%.

Tuttavia, l’Italia ha fatto passi da gigante rispetto al passato. Nel 2002, il tasso di dispersione scolastica era del 24%, più del doppio rispetto a oggi. Il paese ha superato l’obiettivo del 16% fissato dall’UE per il 2020 e punta a raggiungere il 9% entro il 2030.

Un paese diviso

Nonostante i progressi, la situazione rimane disomogenea in tutto il territorio nazionale. Mentre alcune regioni del Nord Italia vantano tassi di abbandono inferiori al 10%, il Sud e le Isole registrano percentuali allarmanti, con Sicilia e Campania in testa. Questa disparità territoriale riflette le difficoltà socio-economiche di alcune aree del paese e la necessità di interventi mirati.

Oltre la dispersione “esplicita”: il problema delle competenze

Oltre alla dispersione “esplicita”, ovvero l’abbandono scolastico vero e proprio, esiste un altro fenomeno preoccupante: la dispersione “implicita”. Questa si riferisce agli studenti che, pur completando gli studi, non acquisiscono competenze adeguate in materie fondamentali come matematica, italiano e inglese. I dati INVALSI indicano che circa la metà dei diplomandi non raggiunge i livelli attesi in almeno una di queste discipline, con punte negative nel Mezzogiorno.

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