Percorsi abilitanti 30, 36 e 60 CFU fino a 2.500 euro. Protesta: “L’abilitazione dovrebbe essere gratuita”
Studenti e precari in piazza, ieri 21 aprile a Roma, per protestare contro la nuova riforma per l’accesso all’insegnamento, che prevede percorsi di formazione a pagamento. La Rete della Conoscenza ha denunciato il malcontento generale verso questa riforma, che rischia, secondo gli organizzatori, di aggravare la situazione della scuola pubblica italiana.
I manifestanti hanno evidenziato come i nuovi percorsi formativi, caratterizzati da 30, 36 e 60 crediti formativi universitari, non abbiano ricevuto alcun sostegno economico da parte dello stato. Di conseguenza, i costi di partecipazione, che possono arrivare fino a 2.500 euro, gravano interamente sugli iscritti.
I rappresentanti del gruppo studentesco Link – Coordinamento universitario, tra cui Virginia Mancarella, hanno condotto la protesta. Mancarella ha criticato aspramente la situazione, definendo i costi richiesti proibitivi per la maggior parte degli studenti. La rappresentante ha sottolineato l’urgenza di interventi finanziari nazionali per supportare i percorsi di formazione, ritenendo che l’abilitazione all’insegnamento dovrebbe essere offerta gratuitamente. Poi ha messo in discussione le priorità del governo riguardo al futuro del sistema educativo nazionale, osservando come l’attuale criterio di selezione degli insegnanti sembri basarsi più sulla capacità economica dei candidati che sulle loro competenze professionali.
La portavoce ha anche annunciato che la manifestazione di quel giorno rappresentava solo l’inizio di un più ampio movimento di protesta. Mancarella ha affermato che le azioni continueranno fino a quando il governo non prenderà in seria considerazione le loro richieste, modificando la riforma in questione. L’obiettivo dichiarato è costringere le autorità a riconsiderare e finanziare adeguatamente i percorsi di abilitazione, garantendo l’accesso equo a tutti gli aspiranti insegnanti.
